Il Tursiope (tursiops truncatus) Montagu, 1821



È un delfino di grande mole, lungo circa 3 metri e dal peso che può superare i 300 kg. Di colore grigio più scuro sul dorso più chiaro sul ventre (tendente al bianco, a volte con riflessi rosacei), sui fianchi caratterizzato da alcune sfumature più chiare del dorso. Corporatura abbastanza tozza e possente (rispetto ai più agili delfini e stenelle). Sono perlopiù stanziali, anche se alcuni gruppi compiono notevoli migrazioni.
Ordine: odontoceti
Famiglia: delfinidi
Dimensioni: lunghezza da 2,5 mt a 4m
Peso: circa 400 Kg
Formula dentaria (max 104 denti): 20.26/20.26 per un totale di 92
Periodo riproduttivo: stagione calda (fotoperiodismo negativo) Gestazione: 12 mesi
Parti: ogni 2-3 anni, numero di piccoli per parti 1 (sono rarissimi i parti gemellari)
Maturità sessuale: 10 anni nel maschio, leggermente più precoci le femmine
Habitat: mari temperati e tropicali, perlopiù predilige acque costiere, anche se non è difficile trovare comunità pelagiche (lontano dalla costa), frequenta anche lagune e acque relativamente basse.
Specie affini: stenella striata e delfino comune entrambi più piccoli e con bande laterali più pigmentate)

Distribuzione
È una specie cosmopolita. È possibile trovarlo dai mari temperati ai tropicali. Perlopiù presente sulla costa e ama vivere in lagune e/o in acque basse. Ma è presente anche lontano dalla costa. Vive in gruppetti inferiori alla decina, raramente si trovano individui isolati. In europa e in italia è presente lungo tutta la costa e le isole.
Etimologia e classificazione
Tursiops Truncatus: Tursio dal latino, nome di un animale marino simile al delfino; ops dal greco, suffisso che significa “dalla faccia di” tursio. Truncatus per ricordare il suo rostro più tozzo del più slanciato delfino comune. Rostro che viene ricordato anche dal nome inglese del tursiope: bottlenose dolphin (delfino dal naso a bottiglia). Appartenente alla famiglia Delphinidae, sottordine odontoceti ordine cetacea. Il tursiope è un animale conosciuto fin dall’antichità perché protagonista di molti incontri con esseri umani. Ricordato in leggende, storie e racconti fin dai secoli più lontani. La sua prima descrizione, forse, è datata 1804, dal Lacèpède. Anche se l’esemplare ( si parlava di un tale delphinus nasarnack) sul quale era stato fatto questo studio sparì e non è stato possibile averne un riscontro. Più tardi nel 1821, George Montagu ebbe la fortuna di studiare un esemplare spaiggiato nel Devonshire, e gli diede il nome di Delphinus Truncatus (appunto per la forma tozza del rostro). Dopo qualche anno il Gray creò una nuova specie: il tursio. Modificato successivamente dal Gervais in Tursiops, per distinguerlo da tursio che era stato già dedicato ad altro. Oggi viene riconosciuta una sola specie di Tursiope: Tursiops truncatus. Valida per le specie presenti in tutti i mari del mondo. C’è da dire che, data le differenze geografiche e di abitudini di vari individui, molti autori hanno fatto delle differenze nelle sottospecie o addirittura in specie diverse; ricordiamo ad esempio T. gilli delle coste americane (1873) oppure T.adancus dell’oceano indiano e del mar rosso (ehrenberg, 1832). Quindi crediamo che in un futuro potrebbero esserci diverse classificazioni, ma l’unica specie accettata, comunemente, da tutti gli autori moderni è quella del Tursiops truncatus.
Anatomia e aspetto esterno 
Il tursiope si presenta possente e muscoloso (rispetto ai cugini delfini e stenelle). La testa ha una caratteristica forma a melone (nel profilo) che termina con il rostro, tozzo e corto, che lo separa dal capo attraverso un netto solco. La pinna dorsale si trova in posizione mediana ed è abbastanza alta. Le pinne pettorali si presentano invece non tanto lunghe e molto sottili. I denti, molto robusti, si presentano di forma conica e con un diametro anche di 9 mm. La formula dentaria (come anche riportato nello schema iniziale) è: 20.26/20.26 per un totale di 92 Formula vertebrale: C7; T12-14; L17; Ca 26-27 per un totale di 63-64 vertebre. Coste: 12-14 Colorazioni: varia da esemplare a esemplare; non presenta striature o bande come il delfino comune o la stenella, ma ha solo tonalità sfumate di grigio. La gualdrappa è stretta sul capo e va allargandosi verso la pinna dorsale, sfuma nel grigio del peduncolo. I fianchi risultato di un grigio più chiaro della gualdrappa, diventando sempre più chiari andando verso il basso; fino a raggiungere il ventre di un bianco tendente, talvolta, al rosa.
Fisiologia
I tursiopi, come tutti i cetacei, si sa devono restare in superficie per respirare, ma per nutrirsi devono scendere anche a notevoli profondità. Per fare ciò l’evoluzione gli ha permesso lo sviluppo di particolari condizioni fisiologiche (prolungare le immersioni, ed evitare l’embolia gassosa). Per prolungare il tempo di permanenza subacqueo i tursiopi hanno una maggiore densità di emoglobina sia nel sangue che nel muscolo; una sensibile bradicardia che permette una minore quantità di battiti cardiaci al minuto; una esclusione dal circolo sanguigno di alcuni organi inutili durante l’immersione , attraverso perfetti meccanismi di vasocostrizioni: così da irrorare meglio le restanti parte del corpo (ad esempio il cervello), che hanno una maggiore funzionalità. Invece per risolvere i problemi di decompressione e quindi evitare le embolie, questo cetaceo, mette in atto alcuni meccanismi: un ridotto volume polmonare; a raggiungimento di una data profondità, i polmoni provocano un collasso alveolare, che non permetto lo scambio di gas e quindi l’embolia; un complesso sistema arterioso (rete mirabile toracospinale) cattura le particelle di azoto e le libera in maniera costante tra una immersione e l’altra. Un’altra particolarità fisiologica importante da tenere in considerazione è la termoregolazione. Si sa che la perdita e la dispersione di calore nell’acqua e maggiore che nell’aria, quindi per un mammifero che vive in acqua mantenere constante la temperatura (in quanto omeoterme) è sicuramente più difficoltoso. I tursiopi hanno risolto questo problema attraverso un pannicolo adiposo (il blubber) presente nel sottocute, che ha capacità coibenti nel mare. Questo strato di grasso, oltre a fornire una copertura contro il freddo è anche utile in caso di surriscaldamento: infatti essendo (a differenza delle pellicce degli animali) una struttura interna, il calore può passare all’esterno attraverso una rate di vasi e scaricarsi attraverso vascolarizzazioni cutanee (pesenti soprattutto nelle pinne) e quindi permettere a questi animali di vivere con facilità sia in luoghi freddi che caldi. Altro fattore importante e da prendere in considerazione è quello della pressione osmotica. Vivendo in ambiente salato, i delfini, hanno la necessita di regolare il rapporto di sale molto di più rispetto agli altri mammiferi terrestri. I reni (organo deputato alla secrezione salina nei mammiferi) , infatti, sono particolarmente efficienti e sono costituiti da una grande superficie filtrante ( in modo da filtrare più sale). In questo modo l’urina dei delfini risulta più concentrata dell’acqua di mare e quindi ha una migliore secrezione.
Suoni e sonar
Il tursiope ha anche la caratteristica di possedere un biosonar, capace di emanare una complessa serie di fischi, utile alla socializzazione. La frequenza del fischio è compresa tra i 4 e i 26 kHz; e la sua durata anche superiore ai 4 sec. I suoni più comuni sono: i click (che sono serie di suoni ad alta frequenza), i fischi (dei sibili), gli scricchiolii (che ricordano i cigolii di vecchie porte in legno).
Il nuoto
La sua robustezza lo fa essere un nuotato molto veloce (supera tranquillamente i 30km/h) e agile (infatti può fare dei balzi in aria, fuori dall’acqua, e superare i 10 metri in altezza). Ama nuotare tra le onde, che siano naturali (dovute al vento o alle correnti) che artificiali (dovute alla prua della barche). Può scendere anche fino a 600 metri di profondità, e mantiene normalmente il respiro fino a 8 minuti.
L’alimentazione
Il tursiope si nutre perlopiù di pesci, ma non disdegna crostacei e cefalopodi. Anche se negli ultimi tempi si è “evoluto”, ovvero si è adattato a sfruttare l’attività dell’uomo: come rubare nelle reti, o aspettare di ricevere pesci dai pescatori, o saccheggiare qualche pesce fuggito dagli impianti di acqua coltura. Da segnalare la tecnica di pesca, che avviene maggiormente in branco, sfruttando il disorientamento del branco di pesci sia con veloci movimenti e imboscate, che usando i fischi e il clik per disorientare la preda.
La riproduzione
La gestazione dura 12 mesi; e l’accoppiamento di solito avviene nella stagione più calda e di conseguenza anche la nascita dei piccoli. Il piccolo rimane con la madre per alcuni anni, anche se lo svezzamento avviene dopo circa due. L’intervallo tra le nascite è di circa 3-4 anni. I tursiopi sono animali molto sociali e la mamma lascia il piccolo a una femmina del branco, mentre lei va a pesca; quindi un vero e proprio baby sitting. La maturità sessuale avviene intorno ai 10 anni per le femmine, mentre per i maschi l’età si può allungare a 13 anni. Vive circa 40 anni.
Comportamento sociale
I tursiopi sono animali che vivono specialmente in gruppo, costituito perlopiù da alcune femmine adulte che vivono insieme ai loro piccoli ancora non svezzati. Quando raggiungono la loro indipendenza i maschi di questi piccoli si staccano dalla madre e vanno a formare un gruppo di giovani. Mentre le femmine poi raggiunta la maturità sessuale si uniranno a un gruppo di femmine (di solito proprio quello della madre); il maschio, si unirà a un altro maschio della stessa età (quindi quasi mai suo fratello) per formare un gruppo di 2 o di pochissimi maschi, che raggiungeranno il gruppo delle femmine solo per riprodursi. Nella costa occidentale dell’australia è stato notato che alcuni gruppi di maschi organizzano veri e propri raid per accoppiarsi con femmine, senza fare parte di questi gruppi, insomma compiendo una vera e propria violenza contro la femmina ( a vonte non “consensiente”). Ancora oggi è difficile conoscere l’effettivo comportamento sociale dei delfini pelagici, al contrario di quelli costieri, molto più conosciuti.
Rapporti con l’uomo
Il rapporto e la concezione che il delfino sia amico dell’uomo è nota in tutto il mondo e in diverse epoche e società. Molto spesso i tursiopi hanno raggiungo l’uomo instaurando consuetudini come nell’aiutarsi nella pesca (sia ai giorni d’oggi che millenni fa); oppure intervengono nell’aiuto di uomini in difficoltà (per citarne una, ricordiamo la statua a Porto Santo Stefano, che immortala un delfini che aiuta dei pescatori in difficoltà). Un caso estremo di questa socialità è la famosa monkey mia, località nella shark bay, alcuni chilometri a nord di Perth in Australia, dove alcuni tursiopi interagiscono fino a riva con la popolazione locale; meta di grande turismo e ha ispirato anche il romano di Rachael Smolker, “i touch the dolphyn” tradotto in italiano col titolo “ vita segreta dei delfini”. In altre parti del mondo questa situazione può non verificarsi. Ad esempio, il tursiope, è noto in alcune società per l’abitudine di pescare nelle reti dei pescatori, spesso danneggiandole notevolmente. In alcuni di suddetti casi il tursiope è diventato molto restio al rapporto con l’uomo, perché è stato preso di mira e catalogato come “nemico” da questa categoria di persone. Possiamo, ancora, ricordare la mattanza dei delfini in oriente, solo per produrre cosmetici o per impiegare alcune parti del corpo nella medicina alternativa orientale. Quindi mentre da un lato ci sono ottimi rapporti e felici collaborazioni, in altre c’è odio e caccia.
Nemici, pericoli e malattie
I principali nemici (e gli unici naturali) sono i grandi squali. Sia dei tursiopi costieri che di quelli pelagici. Altro nemico del tursiope, è l’uomo, sia nella sua via diretta (la caccia, o uccisione per ritorsione verso la rottura di reti) o indiretta (dovuto all’inquinamento, alle spadare nelle quali sovente si impigliano). Un’altra situazione spiacevole, sono gli spiaggiamenti, che si devono deputare all’inquinamento costiero, all’inquinamento acustico (anche se questo tipo di inquinamento compisce molto di più altri cetacei come le balene). Alcune morie sono dovute anche da epizoozie virali ( morbillivirus). Bibliografia (autori): Nortarbartolo di Sciara Demma Leatherwood Reeves R. Smolker (e altre guide generiche che hanno permesso di redigere questo articolo)

Note finali e considerazioni
Il Delfino (tursiope e specie affini) è un animale molto particolare, uno dei pochi, come l’uomo e i maggiori primati a riconoscere la propria immagine allo specchio, questo fa denotare una grande coscienza di se stessi. Ha una grande capacità intellettiva e di elaborazione dei pensieri. Questo lo fa essere una delle specie più intelligenti del nostro pianeta.
Il tursiope è ancora una specie tutta da conoscere (soprattutto per quanto riguarda le comunità pelagiche, che per la loro difficoltà di studio, non ci permettono di averne uno quadro chiaro.).



L. di Gaeta

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