Il Tartaro



tartaro1

Oltre che nel cane, il tartaro lo possiamo riscontrare anche nel gatto e nel cavallo. Il tartaro non è altro che un odentolita (calcolo dentario) che si forma per la precipitazione di fosfati o di carbonati di calcio contenuti nella saliva, ma per formarsi un calcolo prima che ci sia la precipitazione di questi sali, è necessario che si sia formato prima un nucleo di addensamento costituito da materiale organico ed in questo caso è dato da aggregati di materiale alimentare insieme a cellule di desquamazione dell’orletto gengivale e conglomerati batterici. Questa componente non è altro che la placca dentaria che è un insieme di germi e di cellule appunto di desquamazione dell’orletto gengivale. Quindi si forma prima questa componente organica sulla quale poi precipitano fosfati e carbonati. Man mano che questi sali si depositano, si infiltrano a livello dell’orletto gengivale del colletto dentale, causando quindi compressione sulla gengiva stessa. Per cui è il tartaro che scolla la gengiva dal colletto dentale aggravando la possibilità di formazione di sacche. Spesso siamo noi a determinare questa patologia nei cani, in quanto somministriamo loro delle pappe che impediscono la normale pulizia dei materiali organici, per cui questi restano aderenti tra colletto dentale ed orsetto gengivale avviando in questo modo i processi proliferativi e fermentativi del materiale organico con interessamento delle gengive. Perciò sarebbe opportuno, per evitare di arrivare a questo, dare alimenti di maggiore consistenza. Negli animali a pelo lungo, ci sta maggiore predisposizione alla formazione del tartaro,in quanto questi animali si puliscono con la lingua e i peli finiscono per interporsi negli spazi interdentali. I peli, essendo duri, causano abrasioni a livello gengivale che poi portano ad atrofia e necrosi dell’orletto gengivale. Il tartaro, portandosi sempre più in profondità, determina la sindrome del dente vacillante, perché si ha atrofia della gengiva e il dente inizia a ciondolare. Subentra una periodontite con riduzione della connessione tra alveolo e dente che porta alla mobilità o addirittura alla caduta del dente stesso. Gli animali spesso non mangiano perché sentono dolore nella porzione della radice durante il ciondolamento nella fase di prensione e di masticazione del cibo. Nelle fasi iniziali si nota a carico dei denti un leggero strato di materiale giallastro con strie verdastre–brune (come nelle foto sotto), poi questo strato si ispessisce, abbiamo gengiviti fino alla formazione di ulcerazioni con deposito di alimenti la cui decomposizione porta ad alitosi. In questo caso si deve asportare il tartaro e questo intervento nel cane si effettua in anestesia generale (nel cavallo con tranquillanti), dopo aver effettuato un trattamento di ablasione del tartaro si deve fare una gengivectomia superficiale: con un bisturi elettrico si taglia la parte più alta della gengiva per ottenere una sterilizzazione del processo, una connettivizzazione con la speranza che il connettivo abbracci la radice del dente, reimpiantandolo, ma se il dente va asportato. Si deve cercare di fare in modo che gli animali non arrivino a questo stato, e la migliore prevenzione consiste nel dare al proprio cane qualcosa da masticare, come pezzi di carne, usare dentifrici e spazzolini formulati apposta per i cani e dare anche bicarbonato di sodio passandolo con dito sui denti.

tartaro11



Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento