Battipaglia (SA): Il Dibattito sulle trivelle.
Andare a votare il 17 Aprile al Referendum non solo per salvare il nostro mare, ma è una questione ideologica. Il Primo Aprile 2016 a Battipaglia (SA), presso la sala conferenze del comune si è tenuto un dibattito sui motivi del SI.
Apre la seduta Nello Di Pasquale (Rete Ambiente & Salute Salerno), che dopo una breve presentazione del referendum e della sua importanza istituzionale, sociale e ambientale, presenta i relatori.
Gianpiero Meo (Vicepresidente Greenpeace Italia) esordisce illustrando i motivi per cui è importante votare SI portando dati molto precisi e motivazioni forti.
I dati possiamo riassumerli principalmente nei “6 buoni motivi” di Greenpeace:
1. DIFENDI IL TUO DIRITTO DI SCEGLIERE!
Per scongiurare il quorum, Renzi ha anticipato la data del voto al 17 aprile, dimezzando i tempi della campagna referendaria e ostacolando il tuo diritto a informarti.
Dimostragli che questi trucchetti non riusciranno a fermare la democrazia.2. UNA PERDITA DI PETROLIO SAREBBE UN DISASTRO!
Quando parliamo di trivelle offshore, nessuno può escludere un incidente. E in un mare chiuso come il Mediterraneo, un disastro petrolifero causerebbe danni gravissimi e irreversibili.3. METTIAMO IN PERICOLO IL MARE PER UN PUGNO DI BARILI!
Per estrarre poche gocce di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo le nostre coste, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile. Le prime vittime innocenti potrebbero essere delfini,
capodogli, tartarughe, gabbiani e i pesci che popolano i nostri mari. Difendili!4. CI GUADAGNANO SOLO I PETROLIERI
Per estrarre petrolio le compagnie devono versare dei “diritti”, le cosiddette royalties. Ma per trivellare i mari italiani si pagano le royalties più basse al mondo: il 7% del valore di quanto si estrae. E i petrolieri ringraziano.5. LA RICCHEZZA DEL NOSTRO PAESE NON È IL PETROLIO
Il 17 aprile puoi scegliere: lasciare che i nostri mari diventino un far west di petrolieri, mettendo a rischio il Mediterraneo, oppure far capire al governo che il nostro vero petrolio è la bellezza delle nostre coste, culla della nostra storia e della nostra cultura.6. LE TRIVELLE NON RISOLVONO I NOSTRI PROBLEMI
ENERGETICI È il momento che qualcuno te lo dica: bucare i fondali non risolverà la nostra dipendenza energetica dall’estero. Come ammette anche il governo, le riserve certe di petrolio nei mari italiani equivalgono a 7-8 settimane di consumi nazionali e potremmo estrarre gas per soddisfare i consumi di 6 mesi. Ne vale la pena?
Oltre i punti classici di Greenpeace ha accennato anche alle possibili centrali di energia alternative sfruttando le nostre capacità naturali come eolico, fotovoltaico, geotermico. Dati precisi sui reali posti di lavoro che si perderebbero (poche migliaia per tutti gli impianti presenti sul nostro territorio) rispetto a quelli recuperati se si investisse nel rinnovabile. I posti di lavoro recuperati investendo e usando rinnovabili sarebbero dieci volte superiori. Per non parlare dell’impatto sulla pesca, dei prelievi di cozze (mitili) pescati nei pressi delle piattaforme, vendute e messe in commercio, con presenza di metalli pesanti superiori ai limiti di rischio. Metalli pesanti che sono tossici e cancerosi per la salute umana.
In Definitiva queste trivelle sono inutili. I guadagni sono pochi, i posti lavoro persi quasi nulli, i rischi per i posti di lavoro del comparto turistico e della pesca tanti che sono milioni rispetto alle poche migliaia dei combustibili fossili, oltre a perdere un grande patrimonio come il nostro splendido mare. Nel suo discorso apre spesso parentesi su disastri avvenuti (con i rispettivi danni ambientali ed economici) e sventati in questi anni. Insomma, queste trivelle a chi servono se fanno solo male? Ovviamente a chi ha interessi e soldi: La Lobby del petrolio.
La parola poi è passata a Tiziana Medici (Coordinamento No Triv Vallo di Diano), che ha fatto notare che si parla sempre di posti di lavoro (pochi per giunta) ma non si parla delle persone che vivono nei territori colpiti da questo scempio ambientale che devono convivere con questi impianti in una situazione ambientale oltre i limiti della normale convivenza. Quindi non solo dei turisti che vengono temporaneamente in questi territori, ma di quelli che ci vivono tutti i giorni, lungo le coste o nell’entroterra per quanto riguarda le centrali terresti. Ha portato esempi di vita nei territori adiacenti al Val d’Acri, inquinata e con una scarsa qualità della vita. Territori che, oltre le persone, sono racchiuse in parchi nazionali, come quello del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, o riserve marine importanti e in siti di interesse internazionale. Con dei richiami alle ultime, inconvenienti, situazioni che hanno portato alle dimissioni del Ministro Guidi. Dalla sua voce e nelle sue parole traspare tutto il disagio di chi non nasce ambientalista, ma difende con forza il suo territorio e la qualità della vita di chi ci vive.
Importante anche il discorso di PierNazario Antelmi (Presidente Regionale WWF), che oltre a continuare il discorso a impatto ambientale e del bisogno di cambiare la politica fatta di carburanti fossili con le rinnovabili fa una osservazione importante: “Noi potremmo essere i promotori in europa per l’utilizzo di energie rinnovabili, e non lo siamo. Mi sento preso in giro due volte, quando il nostro Presidente del Consiglio, va in America a dire quanto siamo bravi a fare centrali rinnovabili, e non lo facciamo qui in Italia”. Porta dati eloquenti su quanto le trivelle sono solo il beneficio di pochi facendo riferimenti con la vicina Croazia: “Quale è la differenza tra le concessioni in Italia e le concessioni in Croazia? In Italia esiste una franchigia, che per le prime 50.000 tonnellate di greggio prelevato la società non paga nulla. In Croazia non esiste questa franchigia. Viceversa, in Croazia per le prime 32.000 tonnellate, la società deve pagare allo stato 475.000 €. In Italia non si fa, oltre al danno, anche la beffa! In Italia le royalties sono il 7%, mentre in Croazia il 10%. Per quello che riguarda il Gas invece, in Italia, per i primi 80.000 metri cubi c’è la Franchigia, che in Croazia non esiste. Infatti per i primi 16.000 metri cubi estratti in Croazia la società paga allo stato 476.000€.” Quindi fa osservare che l’Italia, come nazione, ci guadagna ben poco.
Conclude il dibattito Loredana Marino ( Segretario Provinciale Rifondazione Comunista) che parla di una Guerra Ideologica, idea supportata anche dagli altri relatori. Facendo valere le ragioni dei cittadini, del territorio e del Meridione. Puntando il dito sulla questione lavoro e senza lesinare critiche ad alcuni Sindacati Nazionali, che mettono in secondo piano i lavoratori e le prospettive di lavoro delle rinnovabili.
Una bellissima serata, interessante e istruttiva. Che a 360° fa notare che ormai è una questione Politica, di Politica Ambientale e c’è tanto dietro questo Referendum.