Centrale a BioMasse di Paestum: quando i cittadini prendono coscienza.


biomass3Si parla tanto della Centrale a Biomassa di Casaccio-Paestum e delle proteste di cittadini. Tanti gli interventi di tecnici, amministratori, associazioni, studenti o semplici cittadini, ma uno in particolare mi ha colpito, non tanto per l’ottima sintesi, ma in perché incarna l’idea e il pensiero di tutte le persone sensibili e realmente preoccupate che si sono “illuminate” dal corteo tenutosi dinanzi ai templi di Paestum lo scorso 30 Gennaio.

Lei è l’architetto Carmelina Ribecco, e fa parte dell’associazione cittadina Battipaglia e Oltre.

Nel cuore della Piana del Sele una CENTRALE A BIOMASSE.

A partire da questa mattina fino al pomeriggio inoltrato c’è stata a Capaccio – Paestum una importante manifestazione contro la realizzazione del progetto della centrale a biomasse approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 8 gennaio. Com’è consuetudine, ormai, contro la volontà di noi cittadini che quotidianamente vediamo trasformare il nostro territorio impoverito dei suoi aspetti più naturali a favore di colate di cemento spesso improduttive (si pensi ai numerosi centri commerciali che hanno sostituito ettari di terreno agricolo fertile), è stata disposta la realizzazione di un inceneritore da collocare in località Sorvella di Capaccio, nei pressi della SS18, alle spalle del ristorante Hermanos. Alla manifestazione erano presenti i sindaci di 11 comuni che, in maniera più o meno diretta, si sono sentiti chiamati in causa nella difesa della nostra terra, oltre a molte associazioni e tanta, tanta gente comune preoccupata della salute dei propri figli. Erroneamente, come tanti, avevo pensato all’energia prodotta da biomasse come ad un’energia da fonte rinnovabile, che viene generata dalla combustione di residui organici, letame, vegetali, frazione organica urbana, ma, l’intervento del presidente di un’associazione venuta per l’occasione da Acerra (comune del napoletano in cui è stata già costruita una centrale a biomasse), mi ha chiarito le idee: vista la difficoltà di trovare in sito un’idonea quantità di materiale da trasformare del tipo di quello sopra elencato, nel comune di Acerra, come in tantissimi altri casi “reali”, si utilizza l’olio di palma la cui combustione produce un residuo appiccicoso, incolore che va nell’ambiente ricoprendo ogni cosa. Questo mi fa pensare a quello che noi comuni della Piana del Sele possiamo perdere in fatto di qualità dei nostri prodotti enogastronomici (molti dei quali riconosciuti DOP) e, non da meno, ai rischi per la salute vista la tossicità della combustione del biogas. Si vuole mascherare questi impianti dandogli una parvenza naturale “bio”, ma altro non è che speculazione economica, abbiamo già delle fonti di energia rinnovabili, sane, pulite: il vento e il sole, incentiviamo questa tecnologia.

comboTante le alternative energetiche, tante le attività agroalimentare, turistiche e naturalistiche, invece, che potrebbero perdere da queste centrali apparentemente ecologiche, che nascondono molte problematiche e preoccupazioni.

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